Quest’anno il Natale è arrivato in anticipo…
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Non so se ve ne siete accorti, ma quest’anno il Natale è arrivato in anticipo.
Quando? Quando nei giorni dell’Immacolata sulla nave dell’ONG Geo Barents è nato Alì.
E poi è stato ancora Natale, il 20 dicembre, quando su una motovedetta della Guardia Costiera (ché non c’era nemmeno il tempo di arrivare in ambulatorio, sulla terra ferma di Lampedusa), è nata Fatima, proprio qualche giorno dopo che una piccola di due anni non ce l’aveva fatta, ed era affogata malgrado tutti i tentativi della giovane madre di salvarla su un altro barcone inghiottito dai flutti.
Le immagini di questi due Natale anticipati ci hanno restituito la fatica e la gioia di donne ed uomini dello Stato e del volontariato impegnati a far splendere sul mare in tempesta la stella cometa della solidarietà e del dovere intriso di umanità.
Qualche mese fa Natale era stato pure anticipato nei sotterranei della metropolitana di Kiev, dove, malgrado la guerra e le distruzioni in superficie, sotto le bombe, nel ventre della città, è nata una bimba cui pare abbiano dato il nome Libertà.
Altrove il Natale sembra non trovare spiragli, come nella stessa Ucraina, dove si calcola che dall’inizio della guerra sono ormai oltre mille i bambini uccisi o feriti.
O come in Somalia, dove la vita di migliaia di bambini è minacciata dalla fame e dalla denutrizione a causa dell’ennesima carestia.
Nel vivo di questi Natali realizzati o negati ci stanno tante donne ed uomini che rendono ancora possibile il miracolo della vita, gente impegnata (alcuni per mestiere, altri per scelta personale) ad aiutare, a dare una mano, a lasciare la porta aperta ad una speranza di futuro per chi è debole, o è troppo piccolo, o troppo fragile per farcela da solo.
Sono tutti quelli impegnati nell’accoglienza degli stranieri profughi per guerra o per fame e nelle varie forme di distribuzione di cibo, nelle mense o per strada, per chi non ha da mangiare; sono gli operatori dei servizi sanitari e socio-sanitari che si accostano alla fragilità dei loro pazienti non solo con perizia tecnica, ma anche con empatia ed umanità; sono quelli che si occupano di bambini soli, di disabili e di giovani in difficoltà, e quelli che operano nei quartieri difficili, dove occorre un lavoro straordinario di rammendo sociale; quelli che danno un rifugio e (quando è possibile) anche un’opportunità di lavoro ed integrazione sociale alle donne vittime di violenza e/o di tratta; i volontari nelle carceri (ma anche gli operatori penitenziari motivati) e quelli che nelle serate fredde portano conforto e qualcosa di caldo all’umanità accucciata sotto i cartoni.
E allora Buon Natale a tutti loro e a tanti altri in vario modo impegnati, sul lavoro e nella vita privata, per far sì che ogni giorno l’attenzione alle persone e la solidarietà abbiano la meglio sulla violenza fisica e verbale e sul cinismo imperanti.
E Buon Natale anche a quanti tra di noi, pur non essendo impegnati in prima linea, possono dare il loro piccolo contributo mettendo a disposizione un po’ di tempo e, ove possibile, un po’ di denaro per sostenere le tante iniziative di solidarietà reperibili in ogni angolo delle nostre città o sul web.
E naturalmente Buon Natale a tutti i nostri lettori, che condividono con noi il desiderio e l’impegno di contrastare la marginalità sociale.