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Falcomatà e Danielino: quasi amici?

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L’inchiesta “Ducale” ha messo a fuoco anche i rapporti tra il sindaco Falcomatà e Daniel Barillà, l’indagato accusato di aver organizzato brogli elettorali. Barillà è ritenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia anello di congiunzione tra la cosca Araniti e la politica; un’ipotesi accusatoria per ora non condivisa dal GIP, ma che, se dovesse trovare conferma, porterebbe all’inevitabile scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, anche perché, come dimostriamo in questo articolo, il rapporto Falcomatà-Barillà non è così distaccato come il sindaco vorrebbe far credere. E nel frattempo ci sono altri tre nuovi indagati

Se preferisci, ascolta l’audioarticolo

Dopo l’articolo pubblicato la settimana scorsa su NEM, relativo all’inchiesta denominata “Ducale”, che ha portato alla luce brogli elettorali ed ipotizzato connessioni tra politica e ‘ndrangheta, un amico mi ha domandato come mai NEM ha trattato un argomento politico-amministrativo, visto che la nostra testata si occupa esclusivamente di problematiche sociali e marginalità. Gli ho risposto che il motivo è molto semplice: ci siamo occupati dell’argomento (e lo faremo anche con questo articolo) perché il cuore del problema non è l’amministrazione della città, bensì le ipotizzate connessioni di amministratori e consiglieri con la ‘ndrangheta, non a caso l’articolo è rubricato alla voce “Giustizia e diritti”.

Chiarito ciò, ricapitoliamo. Nell’inchiesta “Ducale”, oltre al consigliere e capogruppo del PD in Consiglio comunale, Peppe Sera, sono rimasti impigliati anche il sindaco Falcomatà ed il consigliere regionale e capogruppo (ora autosospesosi) Giuseppe Neri, di Fratelli d’Italia. Anche loro sono indagati per scambio elettorale politico-mafioso a causa del sostegno – richiesto ed ottenuto – di Daniel Barillà, esponente politico del PD della zona Nord della città, accusato di aver organizzato brogli, ma anche di muovere consistenti pacchetti di voti in quanto espressione politica del clan Araniti, del cui capo, Domenico, Barillà è il genero.

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Per il GIP non è sufficientemente dimostrata la connessione politico-mafiosa

Come ha argomentato lo stesso GIP, la diretta connessione politico-mafiosa tra il Barillà e il clan degli Araniti è ancora tutta da dimostrare, e, quindi, sul punto, occorre attendere gli ulteriori sviluppi dell’inchiesta, con l’avvertenza, aggiungo io, che nessuno può essere ritenuto un mafioso sol perché è parente di un malavitoso.

Tanto premesso, anche per quanto riguarda Falcomatà e Neri, analogamente a quanto abbiamo fatto per Sera, occorre mettere per il momento da parte gli aspetti giudiziari e limitarsi a quelli politico/amministrativi.

Sotto questo profilo, non c’è attualmente molto da dire sulla posizione del consigliere regionale Neri, il quale ha negato decisamente ogni sua compromissione con ambienti mafiosi ed ha assicurato che fornirà ai magistrati tutti i chiarimenti utili per dimostrarlo. Non resta perciò che prendere atto di tale negazione ed attendere gli sviluppi e l’esito dell’inchiesta.

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Tra Falcomatà e Barillà un rapporto consolidato

Diversamente, lascia ancora una volta sconcertati l’atteggiamento del Sindaco Falcomatà, il quale è sempre prodigo di interventi, dichiarazioni, lunghi sermoncini via Facebook, (peraltro diffusi col falso candore di chi è appena stato eletto, ed invece governa la città da dieci anni!), salvo quando si tratta di spiegare le ragioni delle sue scelte per quanto riguarda i collaboratori che nomina (o quelli che fa di volta in volta fuori) nell’ambito delle sue prerogative di Primo cittadino.

Interpellato dai giornalisti sui suoi rapporti con Barillà (in qualche telefonata confidenzialmente chiamato “Danielino”), Falcomatà ha risposto con aplomb molto inglese: “Sì, conosco Daniel Barillà, è un cittadino incensurato che fa politica da sempre“. Insomma, il tentativo è quello di ricondurre nell’ambito di ordinari rapporti politici una relazione che invece, come vedremo, è di collaborazione (o di scambio?) molto stretta, come si evince non da chiacchiere, da sentito dire o da intercettazioni più o meno parziali, ma da atti pubblici, da documenti e carte che è possibile reperire sul sito istituzionale del…Comune di Reggio Calabria!

Daniel Barillà, infatti risulta essere componente dell’OIV (Organismo Indipendente di Valutazione) del Comune di Reggio Calabria, oltre che della Città Metropolitana di Reggio Calabria, incarichi conferitigli da Falcomatà.

Di che si tratta?  Senza farla troppo lunga, (ma chi è interessato può approfondire al seguente link) basti dire che l’OIV svolge alcune delicate funzioni sul piano della trasparenza amministrativa e della corretta gestione delle risorse umane. Tra le principali funzioni dell’OIV infatti ci sono: il monitoraggio del sistema della valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni dell’Amministrazione; la formulazione del parere vincolante sull’aggiornamento annuale del Sistema di misurazione e valutazione; la proposta, sulla base del sistema di misurazione e valutazione, all’organo di indirizzo politico‐amministrativo, della valutazione annuale dei dirigenti di vertice e l’attribuzione ad essi dei premi.

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Un incarico dietro l’altro

Scorrendo il curriculum di Daniel Barillà, pubblicato sul sito comunale, si scoprono alcune cosette interessanti.

La prima è che Barillà svolge numerosi incarichi presso parecchi Comuni della provincia di Reggio Calabria come componente OIV, e che quindi si tratta di persona ben introdotta in vari ambienti politico-amministrativi.

La seconda è che egli è iscritto nell’Elenco Nazionale dei Componenti OIV da settembre 2019.

La terza, quella più interessante, è che poco dopo l’iscrizione nel predetto Elenco, e cioè a maggio 2020, Barillà è nominato componente OIV di una delle 14 Città metropolitane italiane, precisamente quella di Reggio Calabria. E chi lo ha nominato? Falcomatà.

Cioè il sindaco metropolitano Falcomatà a pochi mesi dalla sua rielezione ed a pochi mesi dalle richieste di aiuto rivolte a “Danielino” (“ho bisogno di una grossa, grossa mano”, registrano i ROS), nomina il neofita (per quel tipo d’incarico) Barillà nell’organismo deputato a valutare l’attività di uno dei più grandi enti territoriali del Paese.

Ma non finisce qui. Perché passano pochi mesi ed a dicembre 2020 Falcomatà nomina Barillà anche nell’OIV del Comune di Reggio Calabria.

Ma non finisce qui. Pochi mesi dopo il reintegro nelle funzioni di sindaco a seguito della sentenza della Cassazione sulla vicenda Miramare, in occasione del rinnovo dell’OIV, Falcomatà cambia due componenti su tre del precedente organismo. Indovinate chi è l’unico superstite riconfermato? Ovviamente Daniel Barillà.

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Il Comune a rischio commissariamento

Ora, che gli incarichi conferiti da Falcomatà abbiano consentito a Barillà di formarsi un curriculum di tutto rispetto e conseguentemente lo abbiano aiutato a farsi strada ed ottenere altri incarichi in Comuni più piccoli è fuor di dubbio.

Sarebbe a questo proposito interessante conoscere quali erano gli altri candidati a quegli incarichi, e come è stata fatta da Falcomatà la “valutazione comparativa” richiesta per legge tra i diversi aspiranti, anche per fugare ogni dubbio che la scelta di Barillà sia stata fatta per merito e non come ricompensa per il sostegno elettorale ricevuto.

La qual cosa sarebbe abbastanza grave in sé, perché si tratterebbe di una violazione del principio costituzionale di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, ma lo diventerebbe ancora di più se tra qualche tempo gli sviluppi giudiziari confermassero l’ipotesi accusatoria di scambio elettorale politico-mafioso.

Alla luce di quanto sopra appare ancor di più ipocrita la spiegazione data da Falcomatà ai giornalisti circa i suoi rapporti con Barillà.

Trasparenza politica ed onestà intellettuale avrebbero richiesto che, alla specifica domanda, il Sindaco avesse risposto: Sì, lo conosco da tanto e lo stimo; oltre ad essere da tempo politicamente impegnato, è un validissimo professionista, tant’è che gli ho conferito delicati incarichi a più riprese. Mi meraviglio che possa aver architettato i brogli elettorali che gli contestano, né nutro dubbi sulla sua estraneità al contesto mafioso malgrado le parentele acquisite. Sono certo che chiarirà tutto alle autorità competenti”.

Queste parole Falcomatà non le ha pronunciate, o perché non le ha mai pensate o perché memore dell’insegnamento che tutti abbiamo ricevuto da bambini: le bugie hanno le gambe corte.

Intanto, sul fronte giudiziario ci sono ulteriori sviluppi con l’iscrizione nel registro degli indagati anche dell’ex senatore Giovanni Bilardi, dell’assessore comunale Domenico Battaglia, detto “Mimmetto”, e del consigliere comunale Mario Cardia.

Comunque la si pensi, è innegabile che quest’ultima inchiesta ha inferto un ulteriore durissimo colpo alla già scarsa credibilità del ceto politico cittadino, tanto da far ritornare alla mente il vecchio adagio “Quando il sole tramonta, si allungano le ombre dei nani”.

Purtroppo, però, nell’interminabile tramonto della politica reggina, non solo si ingigantiscono le ombre dei nani, ma c’è il rischio che si materializzino le ombre dello scioglimento del Consiglio e dell’ennesimo commissariamento del Comune, con tutto quello che ne conseguirebbe in termini di ricadute negative sulla già disastrata qualità dei servizi cittadini.

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