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Il risultato sconfortante della gestione dell’emergenza sanitaria

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Stralcio dalla relazione Corte dei Conti sulla sanità calabrese

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Nonostante la Regione abbia ricevuto, negli anni 2020 e 2021, risorse finanziarie per oltre 251.911 milioni di euro, ad oggi, il 67% della somma (pari ad € 170.227 milioni di euro) non è stata ancora trasferita agli Enti sanitari.

Tale dato deve essere letto unitamente allo stato degli interventi del Piano operativo Covid realizzati in Calabria, al 31.12.2021:

– n. 12 posti letto in Terapia Intensiva rispetto ai 134 programmati e finanziati;

– n. 11 posti letto in Terapia Semi Intensiva rispetto ai 136 programmati e finanziati;

– n. 3 ambulanze rispetto alle 9 programmate e finanziate;

– nessuna area movimentabile, rispetto alle finanziate;

nessun intervento di riorganizzazione e ristrutturazione dei Pronto Soccorso, rispetto ai 18 programmati e finanziati;

nessuna rendicontazione da parte delle cinque aziende provinciali del SSR in merito alle azioni intraprese per limplementazione dei servizi di Assistenza Domiciliare Integrata.

(Sono o non sono tutte queste omissioni un “danno ingiusto”, ex articolo 323 cp, arrecato ai cittadini calabresi? NdR)

Non può non rilevarsi, inoltre, che i costi inseriti nel Conto Economico Covid (pari ad € 311.785 milioni nel biennio) sono nettamente superiori alla somma che gli Enti sanitari hanno ricevuto dalla Regione.

La conclusione è evidente: anche nella gestione della pandemia, nonostante la presenza di cospicue risorse in cassa, il servizio sanitario ha prodotto debiti.

Tale anomalia, per come chiarito anche dal Dipartimento della salute, scaturisce da altra ancora più grave: le spese sostenute dagli Enti sanitari per il contrasto del Covid non sono state ancora dai medesimi Enti puntualmente rendicontate.

Posti letto e personale sottodimensionati

I dati esaminati dimostrano che i posti letto del Servizio Sanitario Regionale (SSR) sono complessivamente, tra strutture pubbliche e private accreditate, n. 5.850, di cui n. 1.967 presso le quattro aziende ospedaliere, n. 1.988 (quindi un numero superiore) presso le case di cura accreditate, n. 1.836 presso gli ospedali a gestione diretta e n. 59 presso gli istituti di ricovero a carattere scientifico.

I posti letto, dunque, sono sottodimensionati di n .654 rispetto a quanto previsto nel Programma operativo 2019-2021, ove ne erano stati programmati n. 6.504.

Tale situazione permane da anni e oltre a non fornire un quadro rassicurante sul livello assistenziale, rileva che il Programma operativo 2019- 2021, nella parte relativa alla riorganizzazione della rete ospedaliera, non è mai stato realmente attuato (è o non è questo un “danno ingiusto”, ex articolo 323 cp, arrecato ai cittadini calabresi? NdR).

Anche gli organici sono sottodimensionati rispetto al resto delle altre aziende italiane.

È stato accertato, negli ultimi cinque anni, infatti, un sensibile decremento della consistenza del personale di ruolo: nel 2017, il numero complessivo delle unità lavorative era di 20.315 e nel 2021, invece, il numero è di 18.121, al netto delle unità assunte per il contrasto al covid, pari a 1.150 unità.

Nell’ambito del comparto, poi, il decremento maggiore riguarda il personale medico che passa da 4.361 a 3.951.

La Calabria è tra le regioni d’Italia con maggiori difficoltà di accesso alla diagnostica strumentale.

La Sezione della Corte dei Conti, ha condotto un’analisi sulle grandi attrezzature in uso presso il Servizio Sanitario Regionale, con l’obiettivo, tra gli altri, di individuarne il numero (confrontandolo con il dato nazionale e con la popolazione), la distribuzione sul territorio regionale e il grado di obsolescenza.

Sono state considerate nove apparecchiature sanitarie (Acceleratori lineari, Angiografi, Gamma Camera computerizzata; Mammografi; Risonanze magnetiche; Sistemi robotizzati per chirurgia endoscopica; TAC/Gamma camera, TAC/PET, TAC/Tomografi).

Delle tipologie considerate, sul territorio calabrese ne sono presenti n. 213, di cui n. 120 in uso presso le strutture pubbliche e n. 93 in uso presso le strutture private.

Una situazione estremamente critica è stata accertata sui tempi che intercorrono tra la data di acquisto delle attrezzature e la data del collaudo, sicché in molti casi il mezzo diagnostico entra in funzione dopo molti anni dall’acquisto.

I valori che destano più “sospetto” sono quelli relativi alle Risonanze magnetiche, soprattutto ove si rilevi che su un totale di 55 apparecchi, 36 sono in uso presso le strutture private e 19 presso le strutture pubbliche.

Tra queste ultime, infatti, ci sono voluti più di nove anni tra l’acquisto e il collaudo di una risonanza magnetica presso l’AOU di CZ; più di sei anni e mezzo tra l’acquisto e il collaudo di una risonanza magnetica presso l’AO di CS; più di cinque anni tra l’acquisto e il collaudo di due risonanze magnetiche presso l’ASP di CS e 3 presso l’ASP di RC (sono macchine, cioè, che entrano in funzione quando già sono vecchie! NdR).

A ciò si aggiunga che il 43% delle grandi apparecchiature attualmente in uso presso il SSR è stato collaudato tra il 2001 e il 2011, quindi con un’obsolescenza che va dai 21 agli 11 anni, e il 34% è stato collaudato tra il 2012 e il 2016. Solo il 19% delle grandi attrezzature in uso in Calabria, dunque, non è obsoleto se si considera che un apparecchio complesso è tale già dopo cinque anni di anzianità (è o non è questo un “danno ingiusto”, ex articolo 323 cp, arrecato ai cittadini calabresi? NdR).

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