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L’alloggio primo passo per contrastare la violenza di genere

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Una lettera aperta di oltre trenta associazioni, gruppi, sindacati, enti, rilancia il tema della mancanza di alloggi che consentano alle donne vittime di violenza ed ai loro bambini di di intraprendere percorsi per uscire dal tunnel in cui si trovano. Un primo bacino a cui attingere possono essere i beni confiscati alla ‘ndrangheta

Se preferisci, ascolta l’audioarticolo

La Fondazione Openpolis e l’Impresa Sociale Con I Bambini hanno di recente fatto il punto sulla situazione di difficoltà che interessa le famiglie povere con bambini ponendola in relazione alle loro condizioni abitative.

In base agli ultimi dati statistici disponibili (2021) nel nostro Paese l’11,5% delle famiglie in cui sono presenti minori si è trovato in una condizione di povertà assoluta, ma quando il nucleo vive in affitto la quota sale al 28,2%; tuttavia, tra le famiglie con figli piccoli, l’incidenza della povertà assoluta scende al 6,4% quando la casa è di proprietà!

Clicca qui per approfondire l’articolo di Openpolis

Questi semplici dati ci forniscono un’informazione fondamentale su quale sia l’incidenza della condizione abitativa nella vita delle famiglie con minori, un fattore ancor più condizionante per i nuclei formati da bambini con mamme vittime di violenza. Per questi nuclei monogenitoriali, poter disporre di un alloggio gratuito o a bassissimo costo lontano dai contesti ambientali per loro pericolosi è di vitale importanza.

Ne abbiamo già parlato più volte su NEM (clicca qui per andare agli articoli pubblicati), facendo anche riferimento alla necessità che siano attivati percorsi di formazione e lavorativi che consentano a queste mamme ed ai loro figli di recuperare una dimensione “normale” di vita.

La lettera aperta

Ritorniamo ad occuparcene a seguito di una lettera aperta sottoscritta da oltre trenta tra associazioni di volontariato, sindacati, enti del Terzo Settore, con la quale si rende pubblica la situazione di cinque minori vittime di violenza che si trovano a vivere con la madre in una sola stanza senza trovare alcun sostegno dal Comune e nemmeno la disponibilità di qualche privato a dare in affitto un’abitazione malgrado una estenuante ricerca (nessuno vuole affittare ad un nucleo con cinque bambini). Poter contare su un alloggio è il primo passo verso l’autonomia, ma questo diritto è negato in Calabria dai Comuni – denunciano le associazioni – che non applicano la legge regionale n.20 del 2007.

Per tali ragioni i promotori dell’iniziativa si sono rivolti a vari organismi ed autorità chiedendo: ai Comuni il rispetto delle vigenti disposizioni di legge che prevedono la possibilità di assegnare alloggi in via d’urgenza del patrimonio edilizio e/o dei beni confiscati; alla Regione l’adeguamento e l’aggiornamento della legge (vigente ma inefficace) atta a garantire alle donne vittime di violenza dei percorsi di autonomia abitativa, lavorativa e sociale; all’Agenzia Nazionale Beni Confiscati e Sequestrati alla criminalità organizzata (ANBCS) l’istituzione di un tavolo tecnico per una verifica delle disponibilità ed alla sottosegretaria delegata al settore dei beni confiscati , Wanda Ferro, di favorire tutte le iniziative utili per dare risposta a questa emergenza sociale (qualunque cosa ciò voglia dire…).

Gli alloggi confiscati

L’impressione è che con questo documento, in attesa che Comuni e Regione si diano una mossa, le associazioni puntino a recuperare risorse abitative sul versante dei beni confiscati.

Partendo da questo presupposto, Nem ha contattato sia la sede reggina dell’ANBCS che gli Uffici del Comune. Purtroppo, non siamo riusciti ad ottenere le informazioni richieste in tempo utile per la pubblicazione di questo articolo, ma comunque abbiamo potuto apprendere che la settimana prossima l’assessore comunale Gangemi incontrerà i promotori dell’appello ed in quella occasione dovrebbe rendere loro noto l’esito della ricognizione che l’Amministrazione sta per completare al fine di predisporre una vera e propria anagrafe dei beni sequestrati e del loro stato di utilizzabilità.

Da parte sua, l’ANBCS sta valutando la richiesta del tavolo tecnico, ma qui la questione è un po’ più complessa perché la sede reggina dell’Agenzia ha un dirigente ad interim che gestisce anche un’altra struttura ed è quindi impegnato su più fronti.

Nel frattempo, però, noi siamo andati a dare una sbirciatina al sito dell’ANBCS, che è molto semplice ed intuitivo, fatto bene, fornisce molti dati di dettaglio (anche scaricabili) ed è quindi utile per cominciare a farsi un quadro più preciso della situazione passata e presente dell’uso dei beni confiscati.

Naturalmente le note che seguono si riferiscono solo alla parte dei beni classificati come unità abitative affidate agli enti locali (comuni e provincia) per esigenze sociali.

Ebbene, fino al 2022 risultano affidati a vari comuni della provincia in totale 472 unità abitative, per la stragrande maggioranza appartamenti in condominio; Reggio Calabria con 142 appartamenti è il Comune che ha avuto assegnate il maggior numero di abitazioni (i dati che riportiamo sono comunque per difetto, perché sul sito non sempre le unità per uso abitativo sono classificate correttamente).

Relativamente a tali dati, che riguardano i beni fino ad oggi assegnati, abbiamo fatto richiesta all’ ANBCS di sapere: 1) se l’Agenzia è in possesso di dati relativi all’effettivo utilizzo degli immobili da parte degli Enti destinatari; 2) se ci sono tra gli immobili di cui sopra, beni destinati sulla base di progetti finalizzati all’accoglienza di donne sole in difficoltà ,con e senza prole; ed al Comune di Reggio Calabria di sapere se tutti gli immobili ad esso affidati sono già destinati a nuclei individuati o comunque aventi diritto all’alloggio, o se vi sono alcuni appartamenti al momento privi di destinazione.

Come dicevamo le risposte non sono arrivate in tempo per la pubblicazione, ma confidiamo di ottenerle quanto prima.

Molti sono ancora da assegnare

Oltre ai beni già destinati, l’ABNCS dispone di beni ancora da destinare. Sempre sul sito dell’Agenzia risultano infatti da destinare per l’intera regione 197 abitazioni indipendenti, 241 appartamenti in condominio e 24 ville e 3 alberghi/pensione.

La metà di tali immobili insiste sul territorio della provincia di Reggio Calabria, dove risultano da assegnare 82 abitazioni indipendenti,130 appartamenti in condominio, 12 ville e i 3 alberghi/pensione.

Naturalmente, non tutti i beni gestiti dall’ ANBCS sono utilizzabili immediatamente: molti richiedono interventi di manutenzione e/o recupero; tuttavia, si tratta di una consistente disponibilità di alloggi che lascia intravedere la possibilità di destinarne una quota finalizzata alla tutela delle donne vittime di violenza ed ai loro figli, per come chiesto dalle associazioni nella lettera aperta.

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