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Psichiatria: alla fine prevale il buonsenso

C’è voluta la politica, quella con la P maiuscola, per venire a capo dell’intricata vicenda delle strutture psichiatriche dell’ASP di Reggio Calabria. Pubblicato il DCA che scongiura il trasferimento degli ammalati e la perdita di posti di lavoro conseguenti alla paventata chiusura delle strutture

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L’intervento del Presidente-Commissario Roberto Occhiuto ha scongiurato l’ennesima deportazione di decine di ammalati mentali fuori regione e la chiusura di alcune strutture nate come esperimento pilota per la gestione dei dimessi dall’Ospedale Psichiatrico e diventate progressivamente figlie di nessuno.

Come abbiamo raccontato nel quarto articolo di questo lungo viaggio nella psichiatria calabrese e della provincia di Reggio Calabria in particolare, il TAR aveva censurato l’operato di Regione, Struttura Commissariale per la Sanità ed ASP che, non riconsiderando il fabbisogno effettivo di posti letto nelle strutture psichiatriche (malgrado  le centinaia di pazienti ricoverati fuori regione e fuori provincia), avevano negato l’accreditamento ad alcune cooperative che da oltre vent’anni hanno in carico pazienti psichiatrici, escluse sulla base di un criterio cronologico di presentazione delle domande ritenuto del tutto illegittimo dal TAR.

Se non si fosse trovato l’accordo

La Regione ha impugnato davanti al Consiglio di Stato la sentenza del TAR, ed ha nel contempo dato ( ma sarebbe più corretto dire “minacciato”) una interpretazione della stessa sentenza orientata alla chiusura delle strutture, con conseguente inevitabile trasferimento fuori provincia – o addirittura fuori regione – di circa 80 pazienti e la perdita del lavoro per una settantina di operatori delle strutture.

La svolta è arrivata quando le Cooperative interessate, le rappresentanze dei lavoratori USB e CooLaP e Legacoop hanno ottenuto un incontro con Roberto Occhiuto, Presidente della Regione ma anche Commissario alla Sanità.

Occhiuto ha compreso che la linea portata avanti dalla parte pubblica faceva acqua da tutte le parti non solo sotto l’aspetto giuridico, visto il rischio che il Consiglio di Stato confermasse il giudizio pesantemente negativo già formulato dal TAR, ma anche sotto il profilo sociale (comportando il licenziamento di 70 operatori) e soprattutto sanitario, per l’inevitabile trasferimento coatto di ottanta pazienti fuori dal territorio della provincia di residenza.

La svolta

E’ così è partito l’input del Presidente/Commissario alle strutture amministrative ed ai responsabili sanitari di trovare una soluzione che, nel rispetto del quadro normativo vigente, porti al superamento delle anomalie della gestione pubblico/privata delle strutture psichiatriche; anomalie che certamente non possono essere imputate alle cooperative, bensì alla lunga sequela di decisioni contraddittorie della Regione e dei Commissari alla sanità che negli anni si sono succeduti, come abbiamo ampiamente documentato nei nostri quattro precedenti articoli sull’argomento.

Roberto Occhiuto, Presidente della Regione e Commissario alla Sanità

Quattro punti essenziali

Tra Regione e Cooperative si è quindi avviato un confronto che ha portato alla sigla – il 10 dicembre scorso – di un accordo che prevede quattro punti essenziali:

  1. La Regione- preso atto dell’insufficienza dei posti presso le strutture psichiatriche, che ha causato il ricovero di centinaia di ammalati in strutture fuori provincia e/o fuori regione, ha rivisto il piano dei fabbisogni assistenziali e riabilitativi per il 2025 e 2026;
  2. Ne consegue che tutte le strutture interessate potranno continuare ad operare con le attuali modalità per un periodo transitorio di 24 mesi, mediante accreditamento provvisorio e contrattualizzazione che consentirà loro di operare per conto del Servizio Sanitario Regionale per un periodo tassativo di 24 mesi;
  3. Al termine del periodo transitorio, le strutture in questione si convertiranno in strutture psichiatriche/servizi psichiatrici di altra tipologia (Centri Diurni, Centri di assistenza domiciliare, RSA, ecc);
  4. La Regione si impegna a garantire l’integrale copertura dei conseguenti fabbisogni finanziari.

L’intesa prevedeva anche la pubblicazione entro fine anno del DCA (Decreto Commissario ad Acta della sanità) di recepimento dell’accordo, ma i tempi si sono allungati di un mesetto, probabilmente per i problemi di salute del presidente Occhiuto, che a causa di un intervento chirurgico solo da poco a ripreso a pieno regime l’attività. Il DCA che recepisce l’accordo è stato infatti pubblicato oggi, e reca il N. 7/2025 (clicca qui se vuoi leggere il testo integrale).

Servono nuove linee- guida per la Psichiatria in Calabria

Tutto bene, quindi? Per il momento si, perché l’accordo consente di evitare una grave ingiustizia nei confronti di tanti ammalati e nei confronti di decine di lavoratori e delle loro famiglie.

Quello che ora bisogna fare è mettersi da subito all’opera per la redazione di nuove Linee Guida per la Psichiatria in Calabria, che al momento sono ancorate ai contenuti della delibera della Giunta Regionale n.141 del 2009, un atto anacronistico che ha riportato la Calabria ad essere (anche in questo settore) fanalino di coda delle Regioni italiane.

Urge perciò:

  1. definire la configurazione dei “Centri diurni”, stabilendo i parametri logistici e di personale;
  2. prevedere e regolamentare i servizi di “assistenza domiciliare ;
  3. conferire/restituire la funzione riabilitativa alle strutture residenziali psichiatriche rinforzando il numero di educatori attualmente previsto e le ore di attività di psicologi e assistenti sociali, onde evitare la riproduzione di situazioni manicomiali, come peraltro denunciato recentemente da Gaetano Nucera e Immacolata Cassalìa, rispettivamente Presidente dell’Associazione “Insieme Per la Disabilità” e  Presidente della Cooperativa “Libero Nocera” (che gestisce residenze psichiatriche);
  4. vietare l’aggregazione di più moduli in un unico edificio, onde evitare che si ricreino dinamiche manicomiali in strutture che di “alternativo “mantengono poco o nulla;
  5. non consentire insediamento di più strutture in un ambito territoriale concentrato, anche in questo caso per evitare che si riproducano dinamiche manicomiali.
Lucia Di Furia, Direttora Generale ASP RC

Prevenzione e riabilitazione per una Psichiatria di qualità

Due anni sembrano tanti, ma in verità rischiano di essere pochi, vista la complessità e delicatezza delle questioni da affrontare.

Bisogna quindi mettersi subito all’opera in Regione, nella Struttura commissariale e nell’ASP, magari – come prima cosa- dando un’occhiata a quello che è stato fatto nelle altre regioni e cercando così di replicare le esperienze più virtuose.

L’obiettivo deve essere quello di ridurre drasticamente le degenze nelle strutture residenziali ed in particolare la “migrazione sanitaria” (che per la Calabria raggiunge numeri abnormi, con più di 900 pazienti ricoverati fuori dall’ambito regionale).

Concentrare le energie e la spesa verso una psichiatria di qualità al passo con i tempi, e non retrograda come l’attuale, consentirebbe, infine, di ridurre i ricoveri, rendendo disponibili maggiori risorse per le attività preventive e riabilitative. (5- Fine)

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