Al mondo sono cinquanta le donne che partecipano ad un progetto dell’Unesco che mette insieme imprenditorialità femminile e tutela dell’ambiente, con le api al centro. Tra di esse ce n’è una di Reggio Calabria, che ci racconta il suo percorso resiliente, fatto anche di solidarietà al femminile
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«Insegna qualcosa a una donna, e lei la insegnerà a molte altre». È questo il motto del progetto “ Women for Bees”, un innovativo programma di apicoltura femminile progettato da Guerlain per UNESCO che coniuga lo spirito imprenditoriale delle donne e la protezione delle Api (per approfondire l’importanza della tutela della api clicca qui). Gli obiettivi del progetto sono chiari: installare 2.500 alveari in 25 riserve della biosfera UNESCO e formare 50 donne al mondo entro il 2025 perché diventino apicoltrici, dunque guardiane di biodiversità. E collegarle poi in un network internazionale per condividere conoscenze ed empowerment.
Si tratta di un ambizioso progetto promosso da Guerlain per Unesco (che ha Angelina Jolie come Ambassador), al quale prende parte anche la reggina Virginia Puntorieri, una donna con una storia personale difficile, ma con risvolti entusiasmanti di riscatto e resilienza che abbiamo chiesto di raccontarci.
Virginia, da dove partiamo?
Dalla voglia di sopravvivere e dall’ impegno necessario per poter scalare le montagne che si presentano sotto forma di imprevisti. Via i muri, via le barriere, via i limiti. Per cosa ci danniamo, da cosa fuggiamo?
A cosa ti riferisci nello specifico?
La sfida più dura è stata quella di ritrovarmi sola ad avere la responsabilità di due figli adolescenti da seguire, e, credetemi, non è stato semplice. Io sono sempre stata una persona forte, che per sopravvivenza ha trasformato il dolore che la vita mi ha riservato in forza per continuare ad andare avanti per amore dei miei figli e (ho imparato strada facendo) anche di me stessa.
Una storia tutto sommato comune a molte altre donne…
Solo che nel mio caso si è aggiunto un problema di salute; non so, forse il corpo ha deciso di ribellarsi attraverso il manifestarsi di una malattia rara che non si è fatta riconoscere facilmente. Grazie alla professionalità dei medici che mi hanno assistita e curata e con l’aiuto indispensabile della mia famiglia ed il conforto della Fede , ce l’ho fatta. Finalmente al mio malessere è stato dato un nome: da lì ho iniziato le giuste cure ed ho ripreso la mia vita in mano, grazie anche all’aiuto di altre donne.
Raccontaci com’è che hai “svoltato”
La sfida più importante è stata quella di ricostruire la mia autostima, che a causa delle varie vicissitudini avevo perso strada facendo. Ho iniziato un percorso di rinnovazione grazie alla costituzione della cooperativa “SOLEINSIEME”. E così, facendo rete con altre donne che avevano avuto ognuno il proprio vissuto,”, ho assaporato cosa significa veramente cercare di farcela ad ogni costo. Mi sono talmente coinvolta e motivata da mettermi in gioco in prima persona ,arrivando a farmi carico della responsabilità di essere per un periodo la vicepresidente. Insomma, dopo tante difficoltà ho ripreso il mio ruolo di donna, di mamma e di lavoratrice.
E ora sei addirittura finita in un progetto UNESCO…
Grazie ad una coppia di miei zii titolari di un’azienda apistica, si è presentata l’opportunità di aderire ad un corso formativo che riguarda l’apicoltura. Sono stata così selezionata per prendere parte al progetto a livello mondiale intitolato “Women for Bees” e così ho iniziato questa fantastica esperienza. Attualmente sto facendo formazione a Bologna, dopo una prima fase svolta a distanza. Non nascondo che tutte le volte che vado nei campi, dove ci sono le arnie, mi si apre un mondo, un mondo che adoro. E così sto vivendo questa mia nuova realtà con tanta voglia di fare ancora per me e per gli altri. A fine percorso avremo delle arnie da collocare e curare (sono ancora alla ricerca del posto più adatto dove installarle), che saranno periodicamente controllate dall’Unesco. Spero che questo nuovo inizio sia accompagnato da tante soddisfazioni. Ho voglia di vivere la vita da donna, madre e soprattutto di essere felice. Finora ho sempre sopravvissuto, adesso per me finalmente è giunta l’ora di “VIVERE”.